Gli istituti di pagamento (IP), pur essendo attori determinanti nel settore dei pagamenti digitali, possiedono caratteristiche, possibilità operative e limiti ben distinti rispetto alle banche tradizionali. In Italia, la normativa che regola la loro attività è pensata per garantire la sicurezza delle transazioni, la protezione degli utenti e la trasparenza delle operazioni, ma stabilisce anche precise restrizioni che occorre conoscere se si utilizzano questi strumenti per le proprie esigenze finanziarie quotidiane o aziendali.
Che cosa sono gli istituti di pagamento
Gli istituti di pagamento sono intermediari finanziari autorizzati a prestare specifici servizi di pagamento, come l’esecuzione di bonifici, la gestione di addebiti diretti e i pagamenti tramite carte di debito o credito. Non sono autorizzati a svolgere attività tipiche delle banche, come la raccolta del risparmio tra il pubblico o la concessione di credito in forma generalizzata. Operano sulla base di una autorizzazione rilasciata dalle autorità preposte, in Italia principalmente dalla Banca d’Italia, e sono soggetti a regole stringenti sul capitale minimo iniziale, che può variare in funzione dei servizi prestati: per esempio, è di almeno 125.000 euro per i servizi di pagamento principali e di 20.000 euro per chi offre solo il servizio di rimessa di denaro.
Questi intermediari possono essere costituiti in forma di società per azioni, società a responsabilità limitata, cooperativa o accomandita per azioni, e devono avere una sede legale e una direzione generale in Italia. Tuttavia, il principale elemento distintivo rispetto alle banche rimane il ventaglio ristretto dei servizi offerti e i limiti normativi che regolano la loro operatività.
Limiti operativi degli istituti di pagamento
Uno dei limiti più significativi riguarda la concessione di credito. Gli IP possono offrire credito solo in relazione diretta e immediata con l’esecuzione di una transazione di pagamento. Ciò significa che non possono offrire linee di credito generiche né accumulo di depositi fruttiferi o altre forme di raccolta di risparmio dal pubblico, attività riservate alle banche.
Le somme che transitano nei conti di pagamento aperti presso un istituto di pagamento sono destinate esclusivamente a effettuare o ricevere pagamenti, e non sono soggette alle stesse tutele previste dalla normativa bancaria per i depositi. Non godono, ad esempio, della copertura del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi. In caso di insolvenza dell’IP, gli utenti potrebbero essere esposti a rischi maggiori rispetto ai depositanti di una banca, benché siano previsti specifici meccanismi di salvaguardia come la separazione dei fondi dei clienti da quelli dell’istituto stesso.
Un altro limite importante riguarda il massimale delle transazioni. La normativa italiana prevede un tetto per le operazioni in contanti che, a partire dal 2023 e confermato anche nel 2025, è fissato a 5.000 euro. Gli IP non possono quindi eseguire o ricevere pagamenti in contanti superiori a questa cifra; per importi pari o superiori occorre utilizzare metodi tracciabili. Questo limite risponde a esigenze di trasparenza e di prevenzione di attività illecite come il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo, settori disciplinati approfonditamente dalla normativa antiriciclaggio.
Tutele e servizi: differenze con gli istituti bancari
A differenza delle banche, gli istituti di pagamento non offrono strumenti come i conti correnti bancari tradizionali, ma propongono conti di pagamento o carte prepagate, sulle quali possono essere accreditati fondi che potranno poi essere utilizzati per pagamenti o prelievi fino a esaurimento del saldo. È una distinzione di rilievo anche sul fronte delle garanzie: mentre un conto corrente presso una banca offre un’ampia gamma di servizi (bonifici, assegni, domiciliazioni, possibilità di emissione di assegni, incasso di stipendio o pensione, ecc.), l’IP limita la propria offerta ai servizi di pagamento strettamente intesi.
In caso di controversie relative ai pagamenti elettronici, gli utenti degli IP possono contare su tutele specifiche garantite dalla legislazione europea e nazionale. Le operazioni devono essere eseguite con la massima trasparenza e sicurezza, grazie anche all’adozione, per esempio, di sistemi di autenticazione rafforzata (SCA) e dynamic linking, introdotti per ridurre i rischi di frode nei pagamenti a distanza. Tuttavia, non tutte le garanzie tipiche del sistema bancario sono estese agli IP; per esempio, il chargeback è disponibile solo per alcune tipologie di carta e non per tutte le operazioni di pagamento.
Principali servizi offerti dagli IP
- Gestione di pagamenti elettronici (carte prepagate, bonifici, addebiti diretti)
- Rimessa di denaro in Italia e all’estero (“money transfer”)
- Funzione di intermediario per operazioni online tra acquirente e venditore
Non sono invece offerti da questi soggetti: raccolta di risparmio a vista o vincolato, rilascio di assegni bancari, concessione strutturata di credito non collegato a transazioni di pagamento, apertura di linee di credito autonome.
Obblighi normativi e vigilanza sulla trasparenza
Gli istituti di pagamento sono sottoposti al costante controllo da parte della Banca d’Italia per quanto riguarda la trasparenza delle operazioni e il rispetto dei diritti e degli obblighi tra le parti. La normativa di riferimento, principalmente il decreto legislativo n. 11/2010, stabilisce diritti e doveri sia per i prestatori di servizi sia per i clienti.
Gli IP sono inoltre tenuti a garantire una corretta informazione contrattuale, indicando chiaramente costi, limiti e modalità operativa dei servizi offerti, nonché i tempi di esecuzione delle operazioni e le modalità di eventuale reclamo. Nel caso di contenzioso sulle pratiche commerciali degli operatori (ad esempio, rifiuto ingiustificato di effettuare un pagamento o scarsa chiarezza sulle condizioni d’uso), il cliente può rivolgersi alle autorità preposte, come la Banca d’Italia per le questioni legate ai servizi di pagamento o l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato per pratiche commerciali scorrette.
Un ulteriore obbligo riguarda la prevenzione del riciclaggio: gli IP devono adottare misure di verifica dell’identità della clientela, segnalare operazioni sospette e rispettare i limiti previsti dalla normativa antiriciclaggio italiana.
Quando conviene utilizzare un istituto di pagamento
La scelta di rivolgersi a un istituto di pagamento può essere vantaggiosa in vari casi: per chi ha bisogno di gestire pagamenti online rapidi e sicuri senza aprire un vero e proprio conto corrente bancario, oppure per lavoratori stranieri che necessitano di servizi di invio e ricezione di denaro all’estero (money transfer) in modo semplice ed economico. Inoltre, per le aziende che operano nel commercio elettronico, affidarsi a questi intermediari può rendere più efficiente la gestione dei flussi di pagamento e ridurre i costi di gestione operativa.
Tuttavia, è fondamentale conoscere i limiti e i rischi associati: la mancanza di un sistema di garanzia simile a quello bancario, la impossibilità di accumulare risparmi o richiedere linee di credito autonome, e le eventuali restrizioni legate agli importi movimentabili o alle modalità di riscossione sono tutti elementi che meritano attenta valutazione.
Prima di scegliere un istituto di pagamento, è opportuno valutare se i servizi proposti rispondono effettivamente alle proprie esigenze e se i limiti imposti dalla normativa nazionale non risultino vincolanti per la gestione quotidiana delle proprie finanze. In generale, per operazioni semplici, di importo contenuto e con esigenze di invio/risposta immediati, l’IP rappresenta una soluzione moderna e efficace, ma non può sostituire integralmente il ruolo di una banca.
La differenza tra una banca e un istituto di pagamento resta significativa: la prima è un intermediario finanziario universale, con ampio ventaglio di servizi e coperture, il secondo è un operatore specializzato, utile per le esigenze di pagamento quotidiano ma soggetto a una normativa più restrittiva, pensata proprio per limitare i potenziali rischi sistemici e garantire la protezione degli utenti anche in un contesto di innovazione digitale e finanziaria.