La questione della paga oraria giusta per le pulizie si colloca in un contesto dove il valore sociale di questa professione incontra ancora forti tensioni tra riconoscimento economico, trasparenza di contrattazione e tutele effettive. Nel 2025 il settore ha vissuto un importante slancio verso la regolarizzazione e l’adeguamento retributivo, soprattutto grazie al rinnovo del CCNL per le Imprese di Pulizia e Multiservizi, che ha visto un incremento significativo rispetto agli anni precedenti. Tuttavia, la ricerca di un equilibrio tra equo compenso, lotta allo sfruttamento e sostenibilità economica continua a interpellare datori di lavoro, lavoratori e famiglie, soprattutto in ambito domestico.
Le basi contrattuali: il quadro normativo e gli ultimi aggiornamenti
Nel corso del 2025 è stato siglato il rinnovo del principale contratto collettivo nazionale di riferimento, cioè il CCNL Servizi di Pulizia, Servizi Integrati e Multiservizi. Questo accordo coinvolge oltre 600.000 addetti in tutta Italia e rappresenta la cornice normativa che garantisce tutela, sicurezza e dignità economica per chi lavora presso aziende e cooperative specializzate.
Gli aumenti retributivi stabiliti con il nuovo contratto hanno portato il salario minimo tabellare a una crescita sensibile: +16,6% sui minimi rispetto al precedente periodo, con un incremento di 215 euro lordi mensili per il livello medio. Si tratta di un’adeguamento destinato a dare risposta sia all’inflazione sia alla necessità di allineare l’Italia agli standard europei in tema di lavoro dignitoso.
Dal 1° luglio 2025 le nuove tabelle prevedono, ad esempio per un addetto delle pulizie inquadrato al secondo livello, una retribuzione che può superare i 1.200 euro lordi mensili. In altre parole, la paga media vigente per il lavoro regolare e contrattualizzato in azienda si aggira intorno a 7 euro lordi l’ora, con possibilità di crescita nei casi di specializzazione, scatti di anzianità o particolari condizioni di lavoro notturno o festivo.
La dimensione domestica: pulizie presso privati e disparità retributive
Il mondo delle pulizie domestiche, cioè il lavoro svolto direttamente presso le famiglie, presenta un panorama ancora più variegato e spesso più fragile sul piano delle tutele. Qui, oltre all’assenza di un vero e proprio contratto unico nazionale, si riscontrano ancora fenomeni di lavoro irregolare e compensi sotto la soglia di dignità. La paga minima per una collaboratrice domestica regolarizzata parte dai 995 euro lordi al mese per un impiego a tempo pieno, ma sale anche sopra i 2.000 euro mensili dopo cinque anni di esperienza e per incarichi a più alta responsabilità.
Nonostante ciò, la media stipendiale reale, specie al Sud o in contesti meno regolamentati, resta intorno agli 11.000–12.000 euro annui, pari a circa 7 euro netti l’ora. Il fenomeno dello sfruttamento appare ancora radicato dove le lavoratrici sono costrette ad accettare compensi inferiori per necessità o per assenza di alternative regolari.
Qual è la paga giusta? Analisi tra minimi sindacali e mercato reale
Individuare la giusta paga oraria significa trovare la sintesi tra il rispetto delle tabelle contrattuali, il valore del lavoro, le aspettative delle organizzazioni sindacali e la normale variabilità territoriale. Secondo queste fonti e le indicazioni sindacali più recenti, il range adeguato per il 2025 nel mercato italiano si attesta tra 8 e 10 euro netti all’ora.
Questa cifra rappresenta il limite sotto il quale si parla di sfruttamento e al di sopra del quale emerge un livello retributivo riservato forse solo a lavori specializzati, clienti particolarmente esigenti o zone ad alto costo della vita. Per rapporti regolarizzati con contratto sono garantite assicurazione, copertura previdenziale e tutte le sicurezze garantite dal CCNL, fondamentali per la dignità della professione.
Fattori che influenzano la paga oraria
- Localizzazione: nelle grandi città del Nord o in contesti ad alta domanda, il compenso tende ad avvicinarsi ai 10 euro netti l’ora; al Sud o in aree rurali scende spesso vicino al minimo legale.
- Regolarità del contratto: chi lavora senza contratto, pur rischiando di essere privo di tutele, attualmente guadagna cifre simili ma con meno sicurezze in caso di infortunio o malattia.
- Tipo di mansione: attività aggiuntive come stirare, cucinare o occuparsi della spesa domestica possono giustificare un compenso più elevato.
- Anzianità e affidabilità: l’esperienza e la fiducia maturate portano spesso a un aumento progressivo della paga.
- Durata e continuità del rapporto: un rapporto stabile e duraturo riconosce solitamente una gratifica superiore rispetto agli incarichi occasionali.
Sfruttamento, rischi e importanza della regolarizzazione
Lavorare sotto la soglia degli 8 euro netti l’ora – specialmente se in relazioni di continuità o a tempo pieno – significa esporre il lavoratore o la lavoratrice a condizioni di sfruttamento, privazione di diritti e svalorizzazione di competenze che, sebbene apparentemente semplici, comportano responsabilità e fatica fisica non indifferenti.
Il datore di lavoro che non rispetta i minimi contrattuali rischia sanzioni economiche, oltre a compromettere l’immagine della propria attività o a esporre la famiglia a conseguenze in caso di infortuni o controversie legali. L’omesso versamento dei contributi previdenziali incide pesantemente sulla possibilità, per chi lavora nelle pulizie, di maturare una pensione dignitosa o di ottenere il sostegno in caso di malattia.
È quindi fondamentale che la scelta della paga venga effettuata sempre alla luce delle tabelle ufficiali, del confronto con le organizzazioni sindacali e della tutela previdenziale prevista dalla legge. Al di sotto degli 8 euro netti, il rapporto diventa indice di disuguaglianza che contrasta anche con le politiche Ue sulla lotta al lavoro povero e sottopagato.
Verso un mercato più trasparente e tutelante
La crescente attenzione dell’opinione pubblica, la pressione dei sindacati e le campagne informative stanno portando sempre più famiglie e aziende a scegliere la via della regolarizzazione e del rispetto salariale come argine allo sfruttamento. Adeguare la paga oraria alle linee-guida contrattuali garantisce una collaborazione più serena, efficace e rispettosa, anche in termini di fiducia reciproca e stabilità.
In definitiva, la giusta paga oraria per chi si occupa di pulizie in Italia nel 2025 si pone tra 8 e 10 euro netti l’ora come riferimento etico, sociale e contrattuale. Al di sotto di questa soglia, si configura un evidente sfruttamento; al di sopra, si entra in un range che spesso riflette una professionalità aggiuntiva o condizioni di particolare pregio. Il riconoscimento della dignità di questo lavoro passa, oggi più che mai, dalla trasparenza salariale e dalla piena applicazione delle tutele di legge.